Articolo aggiornato il 14 Febbraio 2012
Il feto, secondo una ricerca belga, non subirebbe nessun danno dalla chemioterapia assunta dalla madre. Per quanto possa essere strano, conoscendo, soprattutto, gli effetti collaterali di alcuni farmaci chemioterapici, questi ultimi non provocherebbero ripercussioni sulla salute fisica e mentale del bambino. Sino ad ora, infatti, rappresentava il primo problema da affrontare quando ad una donna incinta le si diagnosticava una neoplasia: effettuarla lo stesso (con i rischi) oppure rinunciare pur di salvare il bambino.
Lo studio, iniziato nel 2005, è stato realizzato dai ricercatori dell’Università Cattolica di Lovanio, vicino Bruxelles in Belgio, che hanno studiato e monitorato 70 bambini nati da madri che avevano effettuato chemioterapia durante la gravidanza. I giovani coinvolti avevano un’età compresa tra i 18 mesi ed i 18 anni. Scopo dei ricercatori era quello di verificare lo stato di salute fisico e mentale nonostante l’esposizione delle madri a farmaci chemioterapici. Gli studiosi hanno verificato come questi ultimi non avessero causato nessun danno: a livello mentale, tranne per i bambini nati pretermine, e cardiocircolatorio non erano stati riscontrati problemi.
Anche se la chemioterapia dovesse iniziare dopo le 12 settimane di gestazione il problema non esisterebbe. Uno studio, pubblicato su The Lancet Oncology, molto importante, che da la possibilità alle donne in gravidanza, alle quali purtroppo è stato diagnosticato un tumore, di essere curate, secondo le Linee Guida, come le pazienti non gravide. Nonostante questi risultati gli scienziati continueranno gli studi per verificare se da adulti, i figli di madri sottoposte a chemioterapia durante la gravidanza, saranno più predisposti all’insorgenza del cancro o se svilupperanno altri tipi di problemi.