Cervello: molecole “stonate” all’origine della schizofrenia

La schizofrenia potrebbe avere un'origine in un gruppo di molecole "stonate" che scompigliano l'armonia del cervello: lo studio del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli apre a una nuova frontiera verso nuove terapie

cellula del cervello
Foto Pixabay | ColiN00B

La schizofrenia potrebbe essere scatenata da un gruppo di molecole “stonate” che scompigliano l’armonia cerebrale. Questa la sintesi di una recente scoperta cristallizzata in uno studio del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli, pronto ad aprire a una nuova frontiera verso nuove terapie e a scrivere un altro capitolo nella ricerca. Ecco cosa succederebbe al cervello in questa condizione.

Cervello: alcune molecole “stonate” dietro la schizofrenia

Molecole “stonate”, non in armonia con le altre presenti nel cervello, sarebbero legate all’origine della schizofrenia, malattia psichiatrica che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale e di cui ancora oggi sono ignote le cause.

Questa la scoperta frutto di una ricerca coordinata dal Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli, pubblicata sulla rivista Schizophrenia del gruppo Nature, fatta grazie alla collaborazione di neurobiologi, psichiatri e biostatistici.

Intelligenza artificiale per studiare i meccanismi della schizofrenia

Il team di esperti, riporta Ansa, si sarebbe servito di un algoritmo di Intelligenza artificiale e il risultato ottenuto aprirebbe una nuova frontiera per individuare i “bersagli” da trattare.

Gli esperimenti di neurobiologia molecolare e biochimica svolti nel nostro laboratorio al Ceinge sono stati successivamente elaborati mediante l’utilizzo di avanzate tecniche analitiche basate sul machine learning, una branca dell’intelligenza artificiale“, ha spiegato Alessandro Usiello, direttore del Laboratorio di Neuroscienze Traslazionali del Ceinge e docente di Biochimica e Biologia molecolare clinica all’Università Luigi Vanvitelli.

Cosa è emerso dallo studio dei tessuti cerebrali nelle persone affette da schizofrenia

Dalle analisi post mortem, nei tessuti cerebrali di persone con schizofrenia sarebbero state scoperte alterazioni biochimiche a livello di sinapsi – la rete di connessioni fra i neuroni – che usano il glutammato come trasmettitore primario. Sarebbero state individuate variazioni a carico “non di singole molecole, ma di gruppi di molecole, che potrebbero agire come ‘complessi disfunzionali’ di una struttura biologica fondamentale del cervello, nota come sinapsi glutamatergica“, ha aggiunto ancora Usiello.

Queste le “note stonate” che, secondo una metafora del biochimico Francesco Errico, dell’Università Federico II e ricercatore del Laboratorio di Neuroscienze Traslazionali del Ceinge, sarebbero state osservate in sede di ricerca. In ottica di terapie future, secondo uno dei membri del team, Antonio Rampino (coordinatore del Laboratorio di Psichiatria molecolare e Genetica dell’Università di Bari), i prossimi farmaci da mettere in campo dovranno comportarsi come “buoni direttori d’orchestra, più che come silenziatori o amplificatori di singoli strumenti“.