Cervello: gli effetti della vendetta

Un recente studio americano dimostra che perdonare procura al cervello effetti molto più benefici rispetto all’attuazione di un’azione vendicativa

Articolo aggiornato il 11 Luglio 2009

cervelloLe reazioni messe in atto dal nostro cervello non sono sempre lineari e facili da comprendere, ma avvengono spesso all’insegna della complessità e degli effetti inaspettati. Spesso si parla di vendetta riguardo ad un torto subito e si ritiene che il miglior modo per rifarsi sia proprio quello di mettere in atto apposite strategie per vendicarsi nei confronti di un’altra persona.

La vendetta che si attua attraverso la punizione del colpevole procura una ricompensa, ma di solito in modo opposto rispetto a quello che ci si aspetta comunemente. La vendetta dovrebbe servire a porre fine ad uno stato d’animo negativo, ma anche a determinare un vero e proprio distacco mentale da un evento sfavorevole. 
 
Un recente studio americano ha invece dimostrato che l’esito di una vendetta punitiva si risolve in una situazione opposta. Vendicarsi infatti non aiuta a chiudere né con l’oggetto della vendetta né con la persona contro la quale ci si vendica e si rimane quindi ancorati a situazioni spiacevoli. La vendetta quindi non provocherebbe l’attenuarsi di stati d’animo negativi, ma un loro persistere. 
 
La ricerca ha infatti dimostrato che coloro che si vendicano continuano nel tempo a pensare e a rimuginare intorno a colui che li ha offesi. Coloro che invece fanno corrispondere all’umiliazione un’azione di perdono intraprendono un progressivo distanziamento dal torto subito e da colui che lo ha messo in atto. 
 
Alla nostra psiche procura molto di più una sensazione di benessere il perdonare che il vendicarsi: è un dato di fatto che dobbiamo tenere in conto quando ci accingiamo ad intraprendere i nostri rapporti con gli altri e soprattutto quando queste relazioni diventano burrascose e difficili da gestire. 
 
Immagine tratta da: www.altroluogo.com