Articolo aggiornato il 20 Maggio 2008
Un importante tassello in più messo a disposizione alla ricerca scientifica nell’ambito delle cellule staminali è stato aggiunto con la scoperta secondo la quale è possibile ricavare tali strutture partendo direttamente dalla pelle dell’organismo dove si intenderà impiantarle con la caratteristica di promuovere strutture diverse e diversi tessuti a seconda del sito dove si intenderà intervenire.Il fatto riveste non solo un importante traguardo scientifico, ma supera gli ostacoli etici rappresentati dal limite che si poneva alla ricerca sulle staminali ricavate da embrioni umani.
Dunque così facendo scienziati giapponesi e statunitensi hanno estratto cellule staminali superando il traguardo della pecora Dolly, ovvero clonare un embrione ed utilizzarlo come “contenitore” di cellule da utilizzarsi alla bisogna. Nella ricerca che è seguita all’utilizzo di staminali dallo stesso soggetto cui eventualmente impiantarle, gli scienziati hanno prelevato lembi di pelle, estratto le cellule che sono state sottoposte ad un sofisticato sistema genetico, chiamato fattore di trascrizione che consiste in una sorta di riprogrammazione in laboratorio della cellula trasformandola, dopo diverse tappe, in cellula staminale ed utilizzandola laddove vi sia necessità di ricostruire un tessuto, stante la caratteristica delle staminali di uniformarsi al tessuto stesso dove viene impiantata.
Con questo sistema gli scienziati contano di procurarsi una sorta di magazzino infinito di cellule eventualmente da utilizzarsi laddove, ad esempio, occorrano cellule cerebrali, cardiache o di qualsiasi altro organo o apparato.
“Ora siamo in grado di generare cellule staminali specifiche per ogni paziente e per ogni malattia, senza usare ovuli o embrioni umani,” dichiara Shinya Yamanaka dell’Università di Tokyo, responsabile del gruppo giapponese. “Queste cellule dovrebbero essere utili nella comprensione dei meccanismi con cui agiscono certe malattie, nella ricerca di farmaci efficaci e senza rischi e nel trattamento di pazienti con la terapia cellulare.”
Dato che queste cellule hanno le stesse potenzialità delle cellule staminali, “dobbiamo cercare un modo per evitare i retrovirus prima della terapia cellulare,” dice Yamanaka, che potrebbero causare dei tumori.
“Questo lavoro è un traguardo scientifico straordinario,” dice Bob Lanza dell’Advanced Cell Technologies in Massachusetts (USA). “Tuttavia siamo ancora lontani dalla meta, ed è necessario mitigare l’entusiasmo con un po’ di prudenza.” Secondo Lanza il successo definitivo dipenderà dalla capacità di trovare strade alternative per generare queste cellule: “La Federal Drugs Administration non ci permetterà mai di utilizzare in pazienti cellule modificate con virus.”
“Avere due metodi per riprogrammare le cellule potrebbe aiutarci a capire come funziona il processo di riprogrammazione,” aggiunge Robin Lovell-Badge del National Institute of Medical Research di Londra. “Tuttavia non dobbiamo abbandonare completamente la ricerca sugli embrioni. È sempre meglio tenere aperte tutte le strade di ricerca per avere le più ampie possibilità di successo.”
La ricerca è stata pubblicata su “Cell” (DOI: 10.1016/j.cell.2007.11.019),
e “Science” (DOI: 10.1126/science.1151526).