Celiachia: sintomi, cause e rimedi

La celiachia è una malattia autoimmune sempre più diffusa nel mondo, che interessa l’apparato digerente e l’intestino. Caratterizzata dall’intolleranza dell’organismo al glutine, causa malassorbimento delle sostanze nutritive e danni all’intestino, oltre ad una sintomatologia vasta. Scopriamo sintomi, cause e rimedi della celiachia.

Celiachia glutine sintomi cause

Articolo aggiornato il 30 Marzo 2015

Celiachia glutine sintomi cause

I sintomi della celiachia sono abbastanza caratteristici. Le cause e i rimedi di questa malattia autoimmune sono molteplici. Questa patologia interessa l’apparato digerente e l’intestino: si tratta di una condizione che interferisce con l’assorbimento dei nutrienti che sono presenti nei cibi. In particolare, la causa del problema va rintracciato nel glutine e nella reazione che il sistema immunitario dell’individuo celiaco ha nei confronti di esso: i sintomi dell’intolleranza al glutine possono, infatti, essere estremamente problematici per chi ne soffre. Alcuni dei sintomi legati alla celiachia sono gonfiore addominale, dolore, diarrea e vomito. La soluzione è condurre una dieta priva di glutine; scopriamo di più in merito.

Cos’è la celiachia

La celiachia è una malattia nota anche come “sprue celiaca”, “sprue non tropicale” o “enteropatia da glutine”, che interessa l’apparato digerente e l’intestino: per l’esattezza, si tratta di una patologia che ostacola l’assorbimento delle sostanze nutritive presenti nei cibi. Nello specifico, la causa del problema è il glutine – proteina contenuta nei cereali – e la reazione che il sistema immunitario del paziente celiaco mostra nei suoi confronti: chi soffre di questa malattia assume cibi contenenti glutine, come pane e pasta, avvertirà i tipici sintomi di questa condizione come dolori addominali, gonfiori, vomito e diarrea.
In linea generale, per combattere la malattia, l’unica vera terapia riguarda il tipo di alimentazione da adottare: il celiaco si vede, infatti, costretto ad eliminare dalla proprie dieta tutti quei cibi che contengono anche solo piccolissime quantità di glutine.

I sintomi della celiachia

I sintomi della celiachia si manifestano quando la persona affetta dalla patologia ingerisce degli alimenti contenenti glutine, ad esempio pasta e pane. Questi variano da persona a persona. È in questi casi che possono verificarsi:

  • Crampi addominali;
  • Gonfiore addominale;
  • Vomito;
  • Diarrea o stipsi cronica;
  • Colite;
  • Malessere;
  • Flatulenza;
  • Senso di costipazione;
  • Perdita di peso, per via del cattivo assorbimento delle sostanze nutritive;
  • Affaticamento;
  • Malnutrizione;
  • Anemia;
  • Deficit vitaminici;
  • Eruzioni cutanee;
  • Dermatite erpetiforme;
  • Aftosi orale;
  • Osteoporosi precoce, per via del ridotto assorbimento di calcio e di vitamina D;
  • Orticaria e prurito;
  • Cefalee;
  • Debolezza;
  • Ansia;
  • Irritabilità;
  • Depressione;
  • Astenia;
  • Boccarola;
  • Bolle sulla lingua;
  • Lingua gonfia;
  • Dolori alle ossa e alle articolazioni;
  • Macrocitosi;
  • Osteopenia;
  • Meteorismo;
  • Aumento delle transaminasi nel sangue;
  • Encopresi;
  • Pallore;
  • Ritardo di crescita;
  • Glossite;
  • Steatorrea;
  • Formicolii alle mani e ai piedi.

La sintomatologia è, soprattutto, di origine gastrointestinale, sebbene la celiachia vanti anche alcuni sintomi atipici derivanti dal malassorbimento delle sostanze nutritive e, quindi, ad esempio, sintomi nei bambini come ritardo puberale e bassa statura, osteoporosi e osteomalacia.
Il paziente avverte un senso di costipazione e, con il tempo, può anche dimagrire a causa del cattivo assorbimento delle sostanze nutritive. Tra i sintomi della celiachia negli adulti, oltre al gonfiore addominale, c’è anche l’orticaria.
Non sempre, però, la sintomatologia della celiachia è subito evidente e i sintomi possono essere confusi con quelli di altri disturbi: alcune persone possono, infatti, convivere per anni con questa malattia senza accorgersene (in questo caso si parlerà di celiachia silente).

Le cause della celiachia

Non sono note delle cause vere e proprie per la celiachia, ma questa risulta essere una malattia a predisposizione genetica. Ad influire alla sua comparsa pare siano anche dei fattori ambientali.
La celiachia è, inoltre, considerata una malattia autoimmune: tale caratteristica è dovuta al fatto che il consumo di glutine provoca in un soggetto predisposto una risposta immunitaria esagerata, che colpisce le cellule dell’intestino tenue che si occupano dell’assorbimento dei nutrienti. Questa parte di intestino è lunga circa 5 metri e presenta i cosiddetti “villi intestinali” che servono ad assorbire i materiali nutritizi: quando, dunque, queste cellule vengono attaccate perdono, di conseguenza, la capacità di assorbimento, privando organi come il fegato e il cervello di sostanze nutritive essenziali per un corretto funzionamento.
Di fronte alla presenza di glutine, il sistema immunitario forma degli anticorpi per reagire al glutine e proteggere l’organismo, come se questo elemento provochi dei danni: sono proprio tali anticorpi che attaccano l’intestino, provocando infiammazione, danneggiando i villi presenti nella parete dell’intestino e impedendo l’assorbimento delle sostanze nutritive. In una condizione di celiachia, dunque, il sistema immunitario mette in atto una funzione anomala, formando degli anticorpi per reagire al glutine.
L’intolleranza permanente al glutine – un complesso di sostanze azotate che si forma durante l’impasto con dell’acqua di farina di determinati cereali – in senso stretto, non è, ad ogni modo, una malattia, ma una condizione che si manifesta per via di una predisposizione genetica e del consumo di alimenti contenenti glutine.
Secondo uno studio italiano, esiste, inoltre, una relazione tra l’infezione da rotavirus e la celiachia: i ricercatori hanno, infatti, scoperto che i celiaci – a differenza delle persone sane – possiedono degli anticorpi per una proteina presente in questo virus e ciò potrebbe condurre ad importanti scoperte.

Le complicazioni della celiachia

Se non diagnosticata per tempo e adeguatamente trattata, la celiachia può portare a disturbi particolarmente gravi. La progressiva distruzione dei villi intestinali può condurre a malattie importanti e, a volte, irreversibili come:

  • Infertilità;
  • Arresto della crescita;
  • Aborti ripetuti;
  • Alopecia;
  • Diabete;
  • Psoriasi;
  • Ipotiroidismo;
  • Disordini neurologici;
  • Assenza di mestruazioni;
  • Epilessia;
  • Tumori intestinali;
  • Artrite reumatoide.

I fattori di rischio

È bene ricordare che la celiachia insorge nei soggetti geneticamente predisposti per cui, tra i fattori di rischio, c’è sicuramente quello di avere almeno un parente affetto da questa condizione.
Inoltre, chi soffre di altre malattie autoimmuni o di stress psicologici e fisici presenta rischi maggiori di contrarre la celiachia.

La diagnosi

Alla comparsa di segni e sintomatologia sospetta, è consigliabile rivolgersi immediatamente al medico che – tramite una serie di analisi ed esami – stabilirà la diagnosi della celiachia e, dunque, la terapia più adatta al caso specifico.
La somiglianza della celiachia con altre malattie non rende la diagnosi facile: per tale ragione, dunque, potrebbe essere necessario intraprendere diversi test specifici e visite specialistiche prima di capire di soffrirne. Può capitare, inoltre, che il paziente si convinca della normalità dei sintomi e li ometta al medico curante.
In linea generale, è possibile individuare la presenza di celiachia anche dai semplici esami del sangue, in quanto si manifesta un aumento di specifici anticorpi. In caso di positività, può essere utile anche una biopsia dell’epitelio intestinale per prelevare un piccolo campione di tessuto – grazie all’inserimento di un sottile tubo per via orale – da analizzare, ma il metodo migliore è quello di interrompere il consumo di alimenti contenenti glutine per verificare una eventuale regressione dei sintomi.
Come si fa a sapere se si è celiaci, dunque? Oltre all’anamnesi e all’osservazione del paziente, ci sono dei test disponibili per diagnosticare l’intolleranza al glutine e la celiachia, ma anche la ricerca di anticorpi specifici nel sangue – come anticipato prima – l’esame delle feci, il breath test al sorbitolo e la biopsia duodenale: l’anamnesi è lo studio dei sintomi riferiti dal paziente, mentre l’esame obiettivo riguarda i segni clinici rilevati dallo stesso medico, durante la visita.
È importante prepararsi adeguatamente a tali esami, mantenendo le proprie abitudini dietetiche – salvo prescrizione medica, ovviamente – e il motivo è abbastanza semplice: smettendo di consumare alimenti contenenti glutine, il test della celiachia potrebbe risultare negativo e anche gli esami sangue potrebbero essere negativi, facendo apparire il soggetto sano nonostante la presenza della malattia.
La celiachia può comparire in qualunque momento della vita e, soprattutto, a chi presenta casi all’interno della propria famiglia è consigliato eseguire i test, così da valutare l’eventuale presenza della stessa patologia.

Gli esami del sangue

Una delle prima cose da effettuare sono gli esami inerenti agli anticorpi, così da escludere o confermare la presenza di altre malattie che potrebbero essere confuse con la celiachia, come la sindrome del colon irritabile o il morbo di Chron.
Per la diagnosi della celiachia, è bene effettuare degli esami del sangue, così da controllare il dosaggio ematico di anticorpi specifici presenti in caso di malattia, come l’esame dell’anti-transglutaminasi tissutale (tTG, IgA e IgG), gli anticorpi anti-endomisio (EMA, IgA) – i quali sono diretti contro le cellule intestinali del corpo – e gli anticorpi anti-gliadina (AGA, IgA e IgG). I valori di questi anticorpi non dovranno essere superiori alla norma, altrimenti il paziente sarà probabilmente celiaco: questi anticorpi forniscono, infatti, delle informazioni in merito alla predisposizione dell’organismo ad attaccare la gladina – una delle proteine del glutine – e l’endomisio, cioè l’attivazione del corpo a danneggiare la mucosa intestinale.
I valori di riferimento per questi esami devono essere negativi e, in linea generale, tanto maggiore è la presenza degli anticorpi quanto più grave è l’intolleranza al glutine: le persone affette da celiachia, infatti, presentano dei livelli più alti del normale di determinati anticorpi. Ovviamente, i risultati delle analisi dovranno essere valutati insieme al proprio medico.
Come si misurano tali valori? La ricerca degli anticorpi va effettuata attraverso un semplice prelievo del sangue, che dovrà essere eseguito a digiuno.

Il breath test al sorbitolo

Il breath test al sorbitolo è uno degli esami da fare per la celiachia, che può rivelarsi molto utile e che si esegue somministrando 5 grammi di sorbitolo al paziente per, poi, misurare a intervalli la concentrazione di idrogeno nell’aria respirata: se questa ultima aumenta, vuol dire che il sorbitolo non è stato assorbito dall’intestino tenue, ma è stato fermentato dalla flora batterica del colon con conseguente produzione di gas intestinali, tra cui proprio l’idrogeno.
La positività di tale test indica, dunque, un problema relativo al malassorbimento intestinale, che potrebbe riguardare proprio la celiachia.

L’esame delle feci

Tra i test diagnostici per la celiachia, l’esame delle feci che può rivelarsi utile per individuare i pazienti che necessitano di essere sottoposti ad ulteriori indagini. Il motivo? In presenza di sindromi di malassorbimento, nel campione fecale, potrebbero essere riscontrati una quantità eccessiva di grassi e un pH acido.

La biopsia duodenale

La biopsia duodenale è utile per la diagnosi della celiachia: si tratta, infatti, di uno degli esami più precisi per quanto riguarda la valutazione, lasciando poco spazio ad errori di interpretazione dei risultati. Si tratta di un esame invasivo che, generalmente, viene eseguito su quei soggetti che sono risultati positivi ai precedenti esami di laboratorio per la celiachia e vi si ricorre per avere una conferma diagnostica.
È possibile effettuare l’esame tramite esofagogastroduodenoscopia. Come funziona? Si inserisce un tubicino flessibile, lungo e sottile, attraverso la cavità orale e si fa scendere per l’esofago fino a giungere allo stomaco e al primo tratto dell’intestino: tale strumento è dotato di una telecamera con luce, oltre a dare la possibilità di far scendere con esso dei micro-strumenti chirurgici per prelevare dei piccoli campioni della mucosa intestinale che, in questo modo, possono essere esaminati in laboratorio.
La celiachia modifica la normale struttura della mucosa intestinale, manifestando un appiattimento dei villi, per cui l’esame citologico consente di confermare o meno la presenza di celiachia con quasi la totale certezza.

La biopsia intestinale

La biopsia intestinale può essere effettuata, facendo scendere delicatamente un sottile sondino fino ai primi tratti dell’intestino tenue e, anche in questo caso, grazie ad un micro-dispositivo montato all’estremità dell’apparecchio, è possibile prelevare un pezzetto di mucosa da analizzare in laboratorio per controllare eventuali danneggiamenti ai villi.

Il test genetico

Può essere eseguito anche un test genetico per diagnosticare la celiachia: tali test genetici possono essere utili per la rilevazione di DQ2/DQ8, ovvero due specifici geni considerati necessari per lo sviluppo della celiachia. La loro presenza non implica, però, lo sviluppo della condizione ma, più che altro, una predisposizione alla malattia.

Il test in farmacia

In farmacia, è possibile acquistare un test da eseguire a domicilio, autonomamente: si tratta di un test che permette di individuare la possibile positività alla celiachia, analisi svolta tramite il dosaggio degli anticorpi anti-transglutaminasi tissutale e anti-gliadina. Per prepararsi all’esame, occorre essere a digiuno da 8 ore.
Il consiglio è, ad ogni modo, quello di rivolgersi al proprio medico per una valutazione più attenta e approfondita della condizione di salute.

I rimedi

Non esiste una cura contro la celiachia: si tratta, infatti, di una condizione con la quale si deve convivere per tutta la vita. È possibile, però, alleviare i sintomi e ridurre i danni intestinali, seguendo una dieta priva di glutine: basta, infatti, una piccola quantità di glutine per riscontrare la sintomatologia. Una volta iniziata la dieta adeguata, sarà possibile riscontrare la regressione di molti sintomi, ma ciò solo dopo un periodo che va dai 3 ai 6 mesi.
Esiste un vaccino specifico per l’età pediatrica che è, attualmente, in via sperimentale.
Spetta al medico prescrivere eventuali farmaci, scegliendo il principio attivo e la posologia necessaria, per alleggerire l’infiammazione intestinale. Potrebbero, inoltre, essere utili degli integratori vitaminici, come quelli di ferro, folati, vitamina B12, vitamina D e vitamina K.

L’alimentazione

Il punto più importante nella lotta alla celiachia è – come detto – quello rappresentato dall’alimentazione. È consigliabile che le persone celiache imparino a leggere le etichette dei prodotti, in modo da poter compiere delle scelte consapevoli sia al supermercato che quando si ritrovano a mangiare fuori casa, prestando attenzione anche agli alimenti contenenti anche soltanto tracce di glutine per evitare di scatenare la reazione.
Proprio con la dieta senza glutine si possono ridurre i sintomi e curare i danni intestinali. Attraverso un’adeguata alimentazione, i villi intestinali ritornano ad assorbire le sostanze nutritive. Cosa mangiare in caso di celiachia? In particolare, i cibi da evitare sono costituiti da molti cereali, che contengono glutine: frumento, grano, avena, farro, orzo, segale, kamut e, quindi, bisogna fare attenzione alla pasta, al pane, al seitan, al bulgur, alla pizza, ai biscotti, ai dolci, alla birra e ad altri derivati, ad esempio, oltre che ad alcuni farmaci. Gli alimenti permessi sono, fra i cereali, il riso, il mais, il grano saraceno, l’amaranto, il miglio e la quinoa, ma anche frutta, verdura, legumi, latte, formaggi, uova, zucchero, oli, tofu, spezie, carne e pesce, oltre a bevande come quelle gassate, caffè, tè, camomilla, tisane e vino.
Ad ogni modo, oggi, in commercio esistono numerosi prodotti alternativi, ad esempio alla classica pasta o pane: si tratta di prodotti realizzati con farine alternative, che presentano il classico simbolo della “spiga barrata” sulle confezioni; simbolo che rappresenta la certificazione di idoneità all’alimentazione del celiaco. Chi soffre di celiachia deve evitare il glutine per tutto l’arco della propria vita.

La prognosi

Infine, la prognosi dipenderà da fattori come la tempestività di intervento e la gravità della condizione, oltre che dall’età e dallo stato di salute del paziente. In linea generale, dopo aver eliminato tutte le tracce di glutine dall’organismo, l’infiammazione intestinale tende a sparire gradualmente e, in pochi giorni, i disturbi svaniscono. Nei casi più gravi, la guarigione può essere un po’ più complicata e richiedere settimane o addirittura mesi.
Nel dettaglio, l’intestino tenue guarisce in un arco di tempo che va dai tre ai sei mesi nei bambini, ma potrebbero essere necessari anni negli adulti: ciò significa che i villi intestinali torneranno ad assorbire le sostanze nutritive dagli alimenti e a trasferirle, di conseguenza, in modo corretto nel sangue.
Testi a cura di: Elena Arrisico

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