I casi gravi di Covid scendono sotto i 500 per la prima volta nella seconda ondata

Grazie alla campagna vaccinale che al momento ha già interessato 44 milioni di italiani, calano drasticamente i casi più gravi di Covid. Ma la fine della pandemia è ancora imprevedibile

Covid: casi gravi sotto 500. Ospedali occupat solo al 5%
Foto Unsplash | Marcelo Leal

Non si sa con precisione quando si potrà dire che saremo usciti dalla pandemia, ma i numeri attuali fanno ben sperare che ciò accada presto. Infatti, i casi Covid gravi stanno calando costantemente: attualmente i ricoverati in terapia intensiva sono 444, ieri 471, scendendo sotto la soglia dei 500 per la prima volta dall’inizio della seconda ondata. I ricoverati invece nei reparti ordinari oggi sono 2.888.

Al momento soltanto il 5% dei posti letto negli ospedali è occupato in tutta la penisola e questo calo dei casi gravi va di pari passo col fatto che a 44 milioni di cittadini è stata somministrata la prima dose di vaccino e più del 27% della popolazione con più di 12 anni, per un totale di 14.8 persone, ha già ricevuto la seconda. La regione che conta più ricoverati in terapia intensiva è anche la più popolosa, ovvero la Lombardia, dove sono 92, seguita dal Lazio dove sono 85. Basilicata, Molise e Val Valle d’Aosta ne registrano 0 da diverse settimane.

Il bollettino di ieri ha registrato 37 decessi, un numero nettamente in calo rispetto a quelli di qualche mese fa, e 1.325 nuovi casi, dimostrando che non si è ancora totalmente fuori pericolo e che seppur pochi, continuano a esserci i casi anche gravi di Covid.

Ma chi è che oggi si ammala? Francesco Dentali, direttore del Dipartimento di medicina interna dell’ospedale di Circolo di Varese, ha spiegato all’Ansa chi sono oggi i pazienti malati in maniera grave: in generale sono degenti di lunga data oppure le persone non vaccinate, che rappresentano la maggioranza.  A detta di del professor Dentali, una volta trovatisi in terapia intensiva, questi pazienti si dicono pentiti della scelta di non vaccinarsi.

Il professor Roberto Fumagalli dell’università Bicocca di Milano e direttore del Dipartimento di anestesia e rianimazione dell’ospedale Niguarda, ha sottolineato come ci siano anche soggetti che si sono ammalati tra la prima e la seconda dose di vaccino e che la media di età dei ricoverati in terapia intensiva è poco più di 60 anni: la dimostrazione che la campagna vaccinale ha permesso di proteggere la fascia più anziana di età (l’84% degli over 80 è vaccinato). Infatti, in generale l’età dei ricoveri per Covid si è abbassata tra i 55 e i 70 anni, così come quella dei contagi, oggi a 39 anni.

Attualmente i positivi sono 98.608, finalmente scesi sotto quota 100 mila e solo il 3,4% attualmente si trova in ospedale; di questi, il 13,3% è in terapia intensiva. I guariti da inizio pandemia sono 4.023.957 ma potrebbero essere anche di più visto che molte persone asintomatiche non hanno mai registrato la malattia.

A spaventare però oggi è la variante delta, precedentemente nota come variante indiana, che nel Regno Unito ha registrato un picco dei contagi nonostante l’80% della popolazione abbia già ricevuto una dose di vaccino e il 50% due dosi. Le malattia cresce lentamente e i casi più gravi aumentano di conseguenza, a dimostrazione di come il vaccino sia una valida copertura anche nei confronti delle varianti più aggressive. In Italia la variante però non è ancora diffusa in maniera preoccupante.