Molti trattamenti contro il tumore arrivano dalle piante, quindi non sorprende sapere che gli scienziati continuano a studiare il mondo vegetale alla ricerca di nuovi principi attivi per combattere le neoplasie. Di recente, un esperimento ha individuato proprietà antitumorali notevoli in un’erba da sempre considerata inutile. Si tratta dell’arabetta comune, ed è dalle sue foglie che potremmo trovare una nuova arma nella lotta contro il cancro al seno.
Cancro al seno, le proprietà dell’arabetta comune
L’arabetta comune (nome scientifico Arabidopsis thaliana) è un’erba considerata infestante. Appartiene alla famiglia delle Brassicacee, che include anche molti vegetali commestibili come il cavolo. In effetti, anche questa pianta è commestibile. Tuttavia non trova impiego nella nostra alimentazione, e finora gli scienziati non avevano mai sospettato potesse avere proprietà medicali. Un esperimento condotto dalla Royal Holloway (University of London) ha invece scoperto una cosa incredibile.
Il team di scienziati ha analizzato con attenzione le foglie dell’arabetta, trattandole con lo jasmonato per potenziarne gli effetti. Quest’ultimo è un ormone vegetale estratto dal gelsomino, in grado di aumentare la risposta delle piante allo stress. Inoltre stimola anche la produzione vegetale di metaboliti da cui, in alcuni casi, sono stati tratti precursori di farmaci antitumorali. Una volta potenziate le foglie dell’arabetta, queste sono state incubate con cellule di cancro al seno. I risultati sono importantissimi.
I ricercatori hanno infatti notato che le cellule tumorali esposte all’arabetta smettono di crescere. E, cosa ancora più notevole, che le cellule sane (anch’esse messe a contatto con sezioni di queste foglie) rimangono inalterate. Questo è un aspetto molto interessante, perché le attuali cure antitumorali hanno effetti citotossici talvolta anche gravi, danneggiando non solo le cellule malate ma anche quelle normali.
La speranza degli scienziati è quella di poter sviluppare un nuovo trattamento contro il cancro al seno, che presenti minori effetti collaterali. Questa patologia è tra le più frequentemente diagnosticate: rappresenta il primo tumore in Italia, con quasi 55mila nuovi casi all’anno. Le attuali cure garantiscono un tasso di sopravvivenza sempre più alto, tuttavia è importante trovare nuove armi per combattere questa neoplasia.