Brescia, bambina di quattro anni muore di malaria. Contagio forse avvenuto in ospedale

Una bambina di 4 anni è morta a causa della malaria. Lei e la sua famiglia non sono mai stati in paesi a rischio contagio, in cui la malattia è endemica. Non si spiega ancora come possa aver contratto la malaria, al momento il ministro della salute Beatrice Lorenzin parla di un possibile contagio avvenuto in ospedale a Trento.

Malaria: Belleri, bimba deceduta per danno cerebrale
Ansa

Articolo aggiornato il 27 Marzo 2020

La malaria ha contagiato e ucciso una bambina di 4 anni, la piccola Sofia Zago di Trento. È ancora un mistero come la bambina possa essersi ammalata, dal momento che non è mai stata all’estero e men che meno in paesi a rischio. Attualmente si sospetta che il contagio possa essere avvenuto all’interno dell’ospedale di Trento, dove la piccola è stata inizialmente ricoverata, prima di essere trasferita a Brescia.

Bimba morta per la malaria, il caso

Sabato mattina Sofia, 4 anni, è stata ricoverata al Santa Chiara di Trento in condizioni gravissime. La bambina era ancora cosciente quando è arrivata in ospedale, ma alle 11:30 è caduta in coma. Immediata la diagnosi di malaria cerebrale, la forma più grave della malattia.
Sono state tempestive anche le cure e il seguente trasferimento presso gli Spedali Civili di Brescia, dove sono presenti sia la Rianimazione Pediatrica che l’Istituto per le Malattie Tropicali. Purtroppo era già troppo tardi: la bambina è morta nella notte tra domenica e lunedì.
Ezio Belleri, il direttore generale degli Spedali Civili, ha commentato: “La bambina è andata in coma sabato mattina alle 11:30 all’ospedale Santa Chiara di Trento, dove è stata diagnosticata un’infezione da malaria. È arrivata all’ospedale di Brescia in coma e qui è stata potenziata la terapia antimalarica. Il decesso si è verificato a causa di un danno cerebrale”.

Come è avvenuto il contagio della malaria?

Come affermato dai genitori, la bambina non è recentemente stata all’estero e non ha mai frequentato paesi a rischio malaria. Questa estate è stata in vacanza a Bibione, in Veneto. Rimane dunque il mistero sul modo in cui la piccola si sia ammalata.
La piccola Sofia qualche settimana fa è stata in ospedale a Portoguraro a causa di un episodio di diabete infantile. Poi è stata condotta presso la struttura Santa Chiara di Trento, sempre per tenere sotto controllo il diabete. Qui, negli stessi giorni, erano ricoverati due ragazzini provenienti dal Burkina Faso che avevano contratto la malaria in Africa, dove la malattia è endemica.
Scatta dunque l’allarme sulla possibilità che il contagio sia avvenuto all’interno dell’ospedale di Trento. “Dalle prime indicazioni che abbiamo avuto pare che la bambina potrebbe aver contratto la malaria in ospedale, a Trento, il motivo per il quale sarebbe un caso molto grave” – ha commentato Beatrice Lorenzin, ministro della salute.
“Abbiamo mandato immediatamente degli esperti sia per quanto riguarda la malattia sia per la trasmissione da parte delle zanzare. Dobbiamo accertare se c’è stato un contagio di sangue o se invece la malaria può essere stata contratta in altro modo. Prima di esprimere qualsiasi tipo di valutazione dobbiamo capire esattamente cosa è accaduto”.
Prosegue il ministro: “È il motivo per il quale invito tutti alla cautela nelle dichiarazioni, che ho già letto in alcune agenzie: prima di pronunciarsi, appena morta una bambina di quattro anni, cerchiamo di capire cosa è capitato”.

La zanzara della malaria

La malaria, e più precisamente la grave forma che ha colpito Sofia, viene trasmessa dal Plamodium Falciparum, un protozoo parassita molto aggressivo. Questo utilizza come vettore di contagio la zanzara Anopheles, che però in Italia è poco diffusa e non sembra essere in grado di trasmettere la malattia in maniera efficace.
Come osserva Giampiero Carosi, ordinario di Clinica delle Malattie Infettive e Tropicali dell’Università degli Studi di Brescia: “Non mi sono occupato del caso e non sono un entomologo, ma ci sono numerosi studi che attestano la presenza della zanzara Anopheles in Italia, pur se si tratta di esemplari poco adatti alla trasmissione del Falciparum”.
“Al momento le informazioni sul caso sono limitate, il periodo in cui la bambina è stata infetta fa pensare a contatti con viaggiatori, provenienti da paesi in cui la malaria è diffusa, che non avendo fatto una profilassi adatta sono stati infettati e hanno portato il parassita in Italia”.
Solitamente la malaria si trasmette mediante puntura di zanzara anofele oppure tramite scambio di sangue infetto, sebbene quest’ultimo sia un caso molto raro. Non si può escludere che Sofia sia stata punta da una zanzara anofele giunta nel nostro paese attraverso il bagaglio di qualche passeggero recatosi all’estero.
“La zanzara vive come ciclo 20 giorni e non ha progenie, quindi non c’è il rischio che possano esserci altre zanzare nate dal vettore” – rassicura il professor Alberto Matteelli, esperto di malattie tropicali.
Inoltre altri tipi di zanzara non sono pericolosi. Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari del Trentino, ha spiegato: “I nostri veterinari, interpellati, dicono che un’altra zanzara, nostrana, non può farsi vettore, anche se ha punto malati”.

Il contagio è avvenuto in ospedale?

La magistratura ha aperto un fascicolo per fare luce sulla vicenda, mentre il dottor Claudio Paternoster, primario di Malattie Infettive all’ospedale Santa Chiara di Trento ha specificato: “Con i servizi di veterinaria e igiene pubblica faremo un’indagine”.
E ha poi dichiarato: “È la prima volta in trent’anni di carriera che assisto ad un caso di malaria autoctona in Trentino”. Nel frattempo presso l’ospedale trentino sono state messe in pratica diverse misure di sicurezza. È in opera una disinfestazione totale, seguendo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità.
“In ospedale abbiamo messo delle apposite trappole ieri pomeriggio, che verranno rimosse oggi pomeriggio, mentre tutti i bambini ricoverati sono stati trasferiti ed è in corso la disinfestazione di tutto il reparto” – ha spiegato Bordon.

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