Bambini: paracetamolo aumenta rischio asma e allergie

La somministrazione del paracetamolo durante gli anni dell’infanzia potrebbe aumentare il rischio di sviluppare asma e allergie, almeno stando ai risultati di una recente ricerca

Il paracetamolo e il rischio asma

Il paracetamolo e il rischio asma Il paracetamolo, uno dei principi attivi farmacologici, più utilizzati e conosciuti, potrebbe avere effetti indesiderati, se utilizzato nei bambini: infatti, secondo un recente studio la somministrazione del medicinale ai piccoli sembra essere associata a un aumento del rischio di sviluppare malattie respiratorie, come allergie e asma.

Paracetamolo e asma nei bambini, relazione davvero “pericolosa”? Sembra proprio di sì, almeno stando ai risultati della ricerca firmata da un gruppo di esperti della Otago University di Wellington e pubblicata sulle pagine della rivista Clinical and Experimental Allergy, che ha coinvolto quasi 1500 bambini e che ha confermato che il paracetamolo aumenta il rischio di asma e allergie.
 
Una scoperta davvero interessante e preoccupante, soprattutto considerando il largo consumo di farmaci contenenti paracetamolo anche tra le fasce più giovani della popolazione, dove la sua azione antidolorifica viene solitamente sfruttata contro i principali sintomi influenzali, come la tosse, il raffreddore o la febbre.
 
“Il problema è che il paracetamolo è stato dato molto liberamente ai bambini piccoli. Ci sono molte evidenze che suggeriscono che qualcosa c’è. Non è completamente chiaro, questo è il problema. La scoperta principale è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90 per cento) hanno il triplo di probabilità in più di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilità in più di sviluppare i sintomi come l’asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo. Tuttavia, allo stato attuale non sappiamo il perchè di questo. Abbiamo bisogno di studi clinici per verificare se queste associazioni siano causali o meno, e per chiarire l’impiego comune di questo farmaco” ha spiegato Julian Crane, che ha coordinato lo studio.