I bambini iperattivi, un grosso problema sia per i genitori che per le maestre a scuola, spesso trattati con farmaci che in qualche modo si oppongono al disagio di questi piccoli pazienti, ma che oggi potrebbero ottenere maggiori risultati con quelle che si definiscono particolari strategie psicopedagogiche.
A sostenerlo uno studio scientifico pubblicato su Biological Psichiatry, lo studio della Nottingham University “Effects of motivation and medication on electrophysiological markers of response inhibition in children with attention-deficit/hyperactivity disorder”.
Se consideriamo che l’unico apporto terapeutico per bambini in questa condizione si base sull’uso di farmaci psichiatrici, si comprende bene che, senza alcuna criminalizzazione di tali molecole attive, a volte irrinunciabili, ma che non sono del tutto scevri da effetti collaterali, analogo risultato si potrebbe ottenere ai fini di una normalizzazione del comportamento di questi piccoli pazienti dall’utilizzo di particolari stimoli e ricompense, sopratutto quando ci si accorge che il bambino ha portato bene a termine il compito affidatogli.
Parere favorevole è stato espresso Dott. Paolo Roberti di Sarsina (Dirigente di psichiatria dell’ASL di Bologna): “L’elemento psicopedagogico alla base di questo semplice ma efficace esperimento è quello della esperienza continua e gratificata per apprendere su di se, con il risultato evidente di un contenimento degli eccessi. Va ricordato che la psicopedagogia Steineriana – in uso in tutto il mondo da ormai un secolo – è basata proprio sull’apprendimento attraverso l’esperienza, e in questa ottica la ricompensa – intesa nel significato profondo di appagamento dell’io – è uno strumento chiave.”
Saluta con maggiore soddisfazione la presa di posizione dei ricercatori inglesi il Dott. Claudio Ajmone (psicoterapeuta ed esperto italiano di ADHD), che nega la possibilità che l’ADHD possa esistere come malattia: “Resto dell’idea che tutto è possibile quando si sperimenta su una malattia inesistente. Il nulla si può curare in infiniti modi con infiniti buoni risultati…”.
E visto che si parla di ADHD, vediamo di cosa si sta parlando e per farlo seguiamo la spiegazione che di questa sindrome fa Luca Poma(giornalista e portavoce nazionale di Giù le Mani dai Bambini, il più rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica). “L’ADHD è una costellazione aspecifica di sintomi, imputabili a numerose possibili cause, non è una ‘malattia’ da curare con psicofarmaci. La scienza ci dimostra per l’ennesima volta che esistono risposte al disagio dei bambini valide ed efficaci e soprattutto prive di effetti collaterali, quindi ci chiediamo che senso abbia continuare a utilizzare potenti psicofarmaci su bambini piccoli, a volte con il rischio di conseguenze anche fatali, quando la psicopedagogia offre alternative valide. Un appello all’Istituto Superiore di Sanità e all’Agenzia del Farmaco: è ora che la sanità pubblica in Italia torni a investire sulle persone e sulle competenze, senza cercare ‘facili’ scorciatoie chimiche”.
Bambini iperattivi: non solo farmaci
