Bambini: attenzione al ciuccio dopo i tre anni di età

I rischi infatti cui un bambino può incorrere nell’ipotesi in cui si ostini, con la complicità di mamma e papà, ad utilizzare il ciuccio anche oltre i tre anni di vita, sarà quello di incorrere in problemi del linguaggio che si protrarranno per tutta la sua vita, persino la balbuzie

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Mamme, attenzione al ciuccio nei bambini, perché se è ancora possibile immaginare per il piccolo la presenza del ciuccio nei primissimi anni di vita, non è neanche possibile immaginare che il bambino debba continuare a tenere la tettarella dopo i tre anni, pena rischio per il suo sviluppo per quanto riguarda la possibilità di comunicare, comprese quelli del linguaggio.
I rischi infatti cui un bambino può incorrere nell’ipotesi in cui si ostini, con la complicità di mamma e papà, ad utilizzare il ciuccio anche oltre i tre anni di vita, sarà quello di incorrere in problemi del linguaggio che si protrarranno per tutta la sua vita, persino la balbuzie e quello che gli scienziati chiamano sigmatismo, ovvero, un difetto di pronuncia, potrebbero ricondursi all’utilizzo del ciuccio ad oltranza oltre il consentito.
 
Lo avrebbero stabilito ricercatori della University of Washington School of Public Health di Seattle (Stati Uniti) che hanno pubblicato i dati sulla rivista scientifica BMC Paediatrics.
 
Lo studio è stato condotto su 128 bambini con un’età da tre a cinque anni attenzionati mediante appositi test per un periodo congruo di tempo, concludendo che succhiare biberon, ciuccio e pollice dopo i tre anni di età espone ad un rischio triplicato di problemi di linguaggio rispetto agli altri bambini che non siano in queste condizioni e ciò a causa di un anomalo sviluppo di denti, palato e mascella; da segnalare uno studio parallelo che indica come l’allattamento al seno, rispetto a quello col biberon,nei bambini esaminati determina minori possibilità di andare incontro a problemi di comunicazione nel tempo.