Atrofia vulvo-vaginale in menopausa: sintomi, rimedi naturali e terapia

L'atrofia vulvo-vaginale è un disturbo legato alla salute dell'apparato genitale femminile, che si manifesta poco prima o durante la menopausa. Dei sintomi di questa condizione, fa parte la secchezza vaginale, ma la sintomatologia è ampia e influisce sulla qualità della vita della donna. Quali sono i rimedi naturali e la terapia per poter guarire? Scopriamo di più in merito.

Donna malessere

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Quali sono i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale? Quali sono i rimedi naturali e la terapia per poter guarire? Questa patologia femminile interessa circa una donna su due e tende a fare la sua comparsa proprio durante la menopausa. L’atrofia vulvo-vaginale, vaginite atrofica o atrofia vulvare può causare secchezza vaginale e un’ampia sintomatologia. Qual è la cura? Scopriamo di più in merito.

Cos’è

L’atrofia vulvo-vaginale è una patologia femminile, che può interessare una donna su due e che fa la sua comparsa in menopausa. Nonostante, però, la grande incidenza di questa condizione, si tratta di un disturbo ancora poco conosciuto.
L’atrofia vulvo-vaginale, atrofia vaginale, atrofia vulvare o vaginite atrofica consiste nella degenerazione tissutale dell’apparato riproduttivo della donna: in questa circostanza, avviene, infatti, una modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare, in cui la mucosa vaginale perde le cellule superficiali, riducendo la sua componente elastica.
L’atrofia vulvo-vaginale è una delle conseguenze più diffuse della diminuzione della produzione di estrogeni, poco prima o durante la menopausa.
È importante diagnosticare tempestivamente questa patologia, così da evitare delle complicazioni e la cronicizzazione della stessa.

I sintomi

I sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale si manifestano durante i rapporti sessuali: si tratta di una sintomatologia in grado di arrecare non poco disagio in chi ne soffre. Dei sintomi più frequenti, fanno parte:

Ciascuna donna vive il disturbo in modo molto soggettivo: a volte, l’atrofia vaginale si manifesta in modo così lento che le donne non avvertono la sintomatologia fino a circa 5-10 anni dopo l’inizio della menopausa.
Questa condizione può peggiorare i disturbi preesistenti legati alla sfera sessuale e ai genitali: ad esempio, il deficit orgasmico o il calo del desiderio.
Da non sottovalutare è, inoltre, lo stress psicologico e l’ansia derivante dalla condizione di atrofia vulvo-vaginale in chi ne è affetto: un esempio è proprio la difficoltà nell’avere rapporti sessuali, soprattutto a causa della secchezza vaginale non trattata.
Inoltre, divenendo fragile e sottile, la mucosa vaginale è maggiormente esposta al rischio di infezioni.

Le cause

Quali sono le cause dell’atrofia vulvo-vaginale? Durante la menopausa, sono tanti i fattori di rischio da tenere in considerazione.
La causa principale dell’atrofia vulvo-vaginale è la drastica riduzione degli estrogeni – ovvero, degli ormoni sessuali femminili – che provoca un assottigliamento delle pareti della vagina, rendendola maggiormente fragile e meno elastica, oltre a diminuire il liquido vaginale secreto. Ma vediamo, nel dettaglio, quali sono le prime cause di questo disturbo:

  • Riduzione degli estrogeni, durante la menopausa;
  • Assunzione di farmaci chemioterapici, per l’endometriosi e i fibromi uterini;
  • Allattamento al seno;
  • Radioterapia;
  • Interventi chirurgici per la rimozione dell’utero o delle ovaie;
  • Alterazioni del sistema immunitario;
  • Terapia per il cancro al seno.

La vaginite atrofica è, dunque, la conseguenza delle condizioni che riducono i livelli di estrogeni.

La diagnosi

Alla comparsa di sintomi e segni, è consigliabile rivolversi al proprio medico e/o ginecologo, così che – dopo alcuni esami e analisi – possa stabilire la diagnosi e la cura per l’atrofia vulvo-vaginale.
Oltre allo studio dei sintomi e alla visita medica, potrebbero essere richiesti ulteriori test di approfondimento, in modo da escludere o confermare l’eventuale presenza di altre malattie sottostanti: ad esempio, l’esame pelvico – in cui il ginecologo esamina i genitali sia interni che esterni – il pap-test – per cui è necessario prelevare un campione di cellule cervicali per un esame citologico di laboratorio – il tampone vaginale e il test delle urine.

La terapia

La terapia contro l’atrofia vulvare andrà decisa dal medico, che stabilirà la tipologia di farmaci, così come il dosaggio e la durata del trattamento.
È possibile che venga prescritta una terapia ormonale, che può combattere il problema della secchezza vaginale, ma che può aumentare il rischio di tumore al seno: questa terapia è, inoltre, controindicata in caso di tromboflebiti e di tromboembolie. A tal proposito, ci sono anche degli ovuli, tavolette, gel e creme, che migliorano il problema, senza presentare gravi controindicazioni.
L’ospemifene è un farmaco orale modulatore selettivo del recettore degli estrogeni, che agisce come un ormone e che è disponibile su prescrizione medica.
Un’alternativa è rappresentata dalla terapia laser, che non prevede l’uso di anestesia e che corregge la riduzione di volume della mucosa, ripristinando l’elasticità: il trattamento viene eseguito in tre sedute di circa 5-10 minuti ciascuna, a sei settimane di distanza l’una dall’altra.
Ci sono anche delle creme lubrificanti da utilizzare come rimedio per il prurito e la secchezza vaginale: si tratta, però, di una soluzione che non agisce sulla causa scatenante, ma offre sollievo.

I rimedi naturali

I rimedi naturali contro l’atrofia vulvare non mancano, ma è ugualmente consigliabile rivolgersi al medico/ginecologo per ulteriori accertamenti.
Ad ogni modo, per alleviare la secchezza vaginale, è di aiuto bere almeno 10 bicchieri di acqua al giorno, così da mantenere il corpo ben idratato.
È possibile, inoltre, consumare dei semi di fieno greco insieme ad acqua, accompagnando il tutto ad una dieta bilanciata e sana che comprenda orzo, mais, riso e yogurt: si tratta, infatti, di alimenti in grado di ridurre il dolore provocato da una scarsa lubrificazione.
Da non dimenticare, poi, l’importanza dell’attività fisica e, in modo particolare, dello yoga, di notevole aiuto nel ridurre il dolore provocato da secchezza vaginale: questa pratica, infatti, prevede alcuni esercizi in grado di rendere i muscoli pelvici più forti.

La prognosi

Infine, ovviamente, la prognosi dipenderà da diverse circostanze, come dalla gravità della condizione, dalla tempestività di intervento e dalla causa scatenante, così come dall’età e dallo stato di salute della paziente.