App per la salute: a rischio privacy e dati personali degli utenti

Le applicazioni sono utili per monitorare il nostro stato di salute, ma in molti casi non rispettano la privacy dell'utente, cedendo i dati a terzi

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Articolo aggiornato il 17 Giugno 2021

Lo smartphone e le app sono ormai parte integrante della nostra vita anche per quanto riguarda la salute. Ci aiutano a tenere sotto controllo il nostro corpo e i nostri cambiamenti, risultando fondamentali per il nostro benessere punto c’è un però: alla sicurezza del nostro stato di salute non si associa quella relativa ai dati personali e alla privacy.

È quanto emerso da una ricerca condotta dall’australiana Macquarie University e pubblicata su The British Medical Journal. Sono state analizzate più di 20 mila app: 15 mila dedicate alla salute presenti sullo store Google Play sono state messe in relazione da un punto di vista della protezione della privacy con 8 mila dedicate ad altri ambiti e scelte in maniera casuale. Dallo studio è emerso che 28% delle applicazioni “salutari” non propone testi in cui viene spiegata chiaramente la politica della privacy mentre il 25% viola il regolamento della privacy messa in atto. Addirittura, l’88% può consultare i dati dell’utente e scambiarli. Infatti, molte richiedono i contatti di chi si registra, con mail (un terzo), numero di cellulare (un quarto) e anche la geolocalizzazione.

Dalla ricerca poi è risultato che i dati raccolti nell’87,5% dei casi vanno a finire a terzi, che li richiedono per scopi pubblicitari e analisi del mercato: una regola che ormai conosciamo tutti a memoria è che se un servizio è gratuito, la moneta di scambio sei tu. Le informazioni che ti riguardano alimentano il sistema pubblicitario, che paga il sito o l’app non a pagamento che quindi può sopravvivere, e che tara sulle tue caratteristiche i messaggi da inviarti. Il problema si pone però quando si tratta di dati sensibili relativi alla salute.

Sempre secondo lo studio, infine, è emerso infine che il 23% delle trasmissioni di dati dell’utente viaggia su canali insicuri e solo l’1,3% delle recensioni delle app per la salute è relativo proprio alla violazione delle politiche sulla privacy.

Quanto attuato, concludono gli esperti, può essere considerata una pratica pervasiva e che andrebbero informati meglio gli utenti prima che scarichino le applicazioni, oltre a un maggior controllo che le politiche indicate vengano effettivamente rispettate.

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