Un nuovo studio effettuato e portato a compimento da una equipe di scienziati del Centro Tedesco Helmholtz di Monaco, ha monitorato lo sviluppo delle cellule staminali nel cervello dei topi, per evidenziare come cambia l’olfatto con l’età.
Questo studio completa quello portato a termine qualche mese fa, con il quale si stabilì che se l’olfatto cambia dopo i 50 anni, c’è un maggiore rischio di morte. Scopriamo a quali conclusioni sono arrivati.
Perché il senso dell’olfatto cambia con l’età?

Perché il senso dell’olfatto diminuisce nel corso degli anni? La risposta riguarderebbe, secondo una nuova ricerca, la neurogenesi, ovvero la formazione di nuove cellule nervose.
Nei mammiferi questa attività si verifica soprattutto durante la prima infanzia, ma ci sono parti dell’encefalo dove la neurogenesi prosegue anche in età adulta.
I neuroni olfattivi si sviluppano grazie alle cellule staminali, in vari stadi intermedi. I ricercatori di Monano hanno controllato lo sviluppo delle cellule staminali nel cervello dei topi con il passare del tempo.
Dopo di che hanno pubblicato le conclusioni sulla rivista Cell Reports. Gli scienziati hanno scoperto che i neuroni olfattivi diminuiscono con il passare dell’età.
“Abbiamo scoperto che la capacità di auto-rinnovamento diminuisce nella vecchiaia, specialmente in alcuni stadi intermedi chiamati progenitori amplificatori di transito“, ha affermato la ricercatrice Lisa Bast.
Attraverso un modello matematico, i ricercatori sono riusciti a stabilire la quantità dei neuroni neurali nel cervello dei mammiferi, utilizzando algoritmi intelligenti.
Come mai alcuni odori rimangono nella nostra memoria?
Questo lo hanno spiegato gli scienziati canadesi Afif Aqrabawi e Junchul Kim i quali hanno descritto le motivazioni per le quali alcuni odori restano impressi nella nostra memoria anche a distanza di anni.
La chiave del meccanismo è il Nucleo Olfattivo Anteriore (NOA), una regione del cervello ancora poco conosciuta. In quest’area l’odore si collega a immagini e ricordi. Ecco perché una funzione importante del naso è proprio attivare la memoria.
Per giungere a questa conclusione gli esperti hanno attuato una serie di test su cavie animali, per stabilire se preferivano odorare qualcosa di nuovo o qualcosa di familiare.
Grazie a questo esperimenti sono riusciti a stabilire una connessione tra il NOA e l’ippocampo, l’area cerebrale responsabile della formazione della memoria esplicita.