Articolo aggiornato il 27 Marzo 2020
Quali sono gli effetti degli ansiolotici e quali tipi esistono? Lo abbiamo chiesto alla dr.ssa Martina Valizzone, specialista in psicologia.
Ansiolitici: come funzionano?
Gli ansiolitici, comunemente noti come calmanti, sono una classe di farmaci con proprietà in grado di rallentare l’attività del sistema nervoso centrale.
Questo tipo di farmaci sono per lo più impiegati nella cura e nel trattamento dei disturbi d’ansia e dell’insonnia cronica, grazie alle loro qualità calmanti e rilassanti. L’ansia e, più in generale, i disturbi dell’umore, sono provocati da uno squilibrio dei livelli del neurotrasmettitore GABA (acido gamma-aminobutirrico), definito inibitore, in quanto agisce inibendo l’azione di altri neurotrasmettitori che svolgono un ruolo centrale nella regolazione dell’umore.
Gli ansiolitici agiscono incrementando la produzione del GABA, inibendo dunque l’attività del sistema nervoso centrale, che a sua volta provoca uno stato di sedazione.
Questa categoria di farmaci include:
- Benzodiazepine: sono la classe più comune di ansiolitici, utilizzate per lo più nel trattamento degli attacchi di panico e degli episodi acuti di ansia, in quanto agiscono molto rapidamente, riuscendo a dare sollievo entro 30 minuti-un’ora dalla loro assunzione.
- Ansiolitici atipici: questi farmaci, seppur consigliati per il trattamento dei disturbi d’ansia, non rientrano nella classica categoria dei sedativi o degli antidepressivi. Gli ansiolitici atipici hanno, infatti, un meccanismo d’azione complesso che si discosta da quello degli altri farmaci utilizzati per lo stesso scopo. Gli ansiolitici atipici hanno anche un diverso profilo in fatto di effetti collaterali, la loro assunzione può ad esempio provocare: rallentamento cognitivo, sonnolenza, dipendenza, disfunzioni sessuali e riduzione del desiderio sessuale, oltre ai sintomi da sospensione.
- Antidepressivi: gli SSRI e gli SNRI, pur essendo farmaci indicati per il trattamento degli stati depressivi, sono molto utilizzati nel trattamento dei disturbi d’ansia, in particolare per la cura del disturbo da panico e nei casi di ansia sociale. Dal momento che la loro azione non è immediata, ma si instaura nel corso delle prime settimane di trattamento, non sono efficaci nel trattamento al bisogno, quanto piuttosto nella gestione a lungo termine dei sintomi.
- Barbiturici: questi farmaci sono stati tra i primi a essere utilizzati come ansiolitici, in quanto garantiscono un forte effetto deprimente sia sulla sfera psichica che su quella organica, a livello respiratorio, muscolare e anche cardiaco. A causa dell’elevato rischio di dipendenza ed abuso derivante dal loro utilizzo, oggi i barbiturici sono prescritti molto raramente.
In quali casi sono prescritti?
Gli ansiolitici sono farmaci molto diffusi nel mondo occidentale e sono per lo più utilizzati nel trattamento delle seguenti patologie:
- Disturbo d’ansia generalizzato.
- Attacchi di panico, con o senza agorafobia.
- Fobie specifiche (come, ad esempio, l’aracnofobia o la fobia sociale).
- Disturbo ossessivo-compulsivo.
- Disturbi da stress post-traumatico.
Hanno effetti collaterali?
Gli ansiolitici possono provocare diversi effetti collaterali, anche se assunti nelle dosi e nelle modalità indicate. Questi solitamente includono: confusione mentale, sonnolenza, amnesia, stanchezza, sedazione eccessiva, alterazioni del ciclo sonno-veglia, calo delle performance cognitive e fisiche.
Se assunti in dosi massicce, gli ansiolitici possono provocare seri effetti collaterali, i cui esiti possono persino sfociare in crisi psicotiche transitorie caratterizzate da deliri e allucinazioni di vario tipo (uditive, visive o olfattive).
Rientra tra gli effetti indesiderati derivanti dall’uso di questa particolare classe di farmaci, la dipendenza psico-fisica che può comportare sintomi da astinenza e assuefazione. Per evitare la comparsa di eventuali effetti collaterali, è opportuno che la somministrazione dei farmaci ansiolitici venga valutata sulla base della storia clinica del paziente, così come il dosaggio e l’eventuale sospensione del trattamento che deve sempre essere sempre graduale e sotto stretto controllo medico onde evitare una possibile crisi d’astinenza o la cosiddetta “sindrome da sospensione”.
In rari casi possono verificarsi effetti indesiderati piuttosto severi, quali:
- Paralisi nel sonno.
- Cambiamenti del tono dell’umore.
- Comportamenti anomali.
- Pensieri suicidiari.
- Peggioramento degli stati depressivi.
- Orticaria e dermatite esfoliativa.
Data la possibile evenienza di effetti collaterali, alcuni con esiti anche piuttosto gravi, è bene considerare l’assunzione di farmaci ipnotici solo sotto stretto controllo medico, in modo che questi possa valutare le modalità d’assunzione più indicate secondo il caso specifico.
A RISPONDERE ALLE DOMANDE:
Dr.ssa Martina Valizzone
Specialista in psicologia