Articolo aggiornato il 17 Giugno 2019
Notevoli differenze di volume e forme “sbagliate”: le anomalie mammarie sono un problema sempre più frequente. Si classificano così, ad esempio, i casi di seni decisamente stretti e allungati, che risultano cadenti già in giovane età. Come riporta uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Aesthetic Plastic Surgery, su 1.600 donne visitate dal 2009 al 2014, ben 604 sono risultate affette da malformazioni del seno.
In particolare, il 48,5% di chi si rivolgeva al chirurgo per una mastoplastica additiva, il 47,3% di chi desiderava sottoporsi a una mastoplastica riduttiva e il 27,6% nella popolazione generale. Ma, esattamente, di cosa si parla quando si parla di anomalie mammarie?
“La più frequente è il cosiddetto seno tuberoso – spiega il professor Marco Klinger, chirurgo plastico autore di due articoli scientifici da poco pubblicati sull’argomento – una malformazione della ghiandola mammaria che risulta innaturalmente concentrata dietro all’areola, dando così al seno una forma ‘a tubo’, con la parte inferiore poco sviluppata”. Se i casi sono più frequenti, però, non mancano le buone notizie. “La correzione di questa anomalia mammaria è un intervento solitamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale e cioè gratuito per la paziente – riprende Klinger -. Ancora, comporta un intervento non particolarmente invasivo, con 1-2 giorni di ricovero al massimo e risultati così gradevoli e naturali da permettere a queste donne di vivere senza più nascondersi”.
Correggere il seno tuberoso
Come il nome lascia intendere, nel seno tuberoso una o entrambe le mammelle hanno forma di tubo, cioè cilindrica. Si tratta di una malformazione evolutiva, nel senso che non è presente alla nascita ma compare durante la pubertà, quando appunto il seno cresce in modo anomalo, sviluppandosi soprattutto nella parte superiore e pendendo in modo innaturale verso il basso, trattenuto internamente da un tessuto di tipo fibroso. Per risolvere il problema si ricorre al rimodellamento della ghiandola mammaria, eventualmente abbinato all’impianto di protesi e sempre al lipofilling, trapianto di grasso della paziente stessa.
Quali sono le cause
Non sono ancora note le cause all’origine del seno tuberoso, anche se la forte crescita registrata in questi anni fa supporre un legame con aspetti ambientali, a iniziare dall’alimentazione. La ghiandola mammaria, infatti, è un organo bersaglio di ormoni, come è noto sempre più presenti nei cibi e soprattutto nelle carni.
Il trattamento chirurgico
Non è possibile correggere il seno tuberoso con un approccio soft: serve la chirurgia. Per creare una forma conica e tondeggiante si ricorre a un intervento simile alla mastopessi, il cosiddetto lifting del seno che prevede il rimodellamento della ghiandola mammaria. L’intervento viene eseguito in anestesia generale con almeno una notte di ricovero e lascia di solito una cicatrice intorno all’areola, in genere poco visibile.
Se necessario, contemporaneamente alla mastopessi si esegue la mastoplastica additiva, per aumentare il volume del seno con l’impianto di protesi, e la riduzione del diametro dell’areola, per ottenere un risultato il più possibile armonico e naturale.
Sempre più spesso, l’intervento di rimodellamento viene abbinato al lipofilling: si aspira una piccola quantità di grasso dai punti del corpo della paziente in cui è naturalmente presente (addome, fianchi ecc) e lo si trasferisce nel seno, per “scolpirne” in modo ancor più preciso la forma e come detto per “sciogliere” la zona inferiore retratta e costretta dalla presenza di tessuto fibroso.
In genere si utilizzano punti riassorbibili, che quindi non è necessario togliere. L’operazione non compromette la possibilità di allattare.