L’anemia megaloblastica consiste in una carenza di vitamina B12 o di acido folico e si caratterizza per il fatto che nei pazienti i globuli rossi si presentano più grandi. Da un punto di vista più strettamente scientifico, sarebbe giusto definirla macrocitica. I principali sintomi sono rappresentati dalla debolezza, dal pallore e dalle palpitazioni. La diagnosi viene effettuata attraverso degli specifici test, fra i quali la misurazione dei reticolociti e del siero acido metilmalonico. Per la terapia bisogna prestare attenzione alla somministrazione della vitamina mancante.
I sintomi
I sintomi dell’anemia megaloblastica sono costituiti da una debolezza generalizzata, che si accompagna anche alle vertigini. Inoltre i soggetti affetti da questa patologia presentano un pallore accentuato, che tende al giallastro, e hanno le palpitazioni.
Bisogna ricordare che la carenza di vitamina B12 può determinare una sintesi alterata del dna. Tutto ciò si manifesta coinvolgendo soprattutto i tessuti che prolificano rapidamente, come il midollo osseo.
Questa condizione si può manifestare anche in caso di celiachia e durante la gravidanza, perché in questo periodo aumenta il fabbisogno di vitamine, visto che le risorse nutritive della madre sono utilizzate anche dal feto.
La diagnosi
La diagnosi dell’anemia megaloblastica presenta molti punti in comune con i test che si effettuano nel caso dell’anemia perniciosa. Devono essere tenuti in considerazione i valori dell’emocromo. Si effettua una misurazione dei reticolociti e dei livelli di acido metilmalonico.
Di solito viene sottoposto a misurazione anche l’MCV, il volume cellulare medio, che è riferito ai globuli rossi, per vedere qual è la loro grandezza. Nelle anemie macrocitiche l’MCV è maggiore di 95 fl (femtolitri).
Si controllano le quantità sieriche di vitamina B12 nel sangue e il siero LDH. A volte è necessario ricorrere ad un esame del midollo osseo, ma soltanto quando la diagnosi non può essere effettuata in maniera precisa con altri sistemi.
Spesso viene messo in atto il test di Schilling. Si tratta di un esame in grado di determinare la capacità che ha l’intestino di assorbire la vitamina B12. Il test viene effettuato nel reparto di medicina nucleare. Il soggetto deve digiunare per almeno sei ore prima e riceve una somministrazione di vitamina B12 radioattiva. In seguito viene somministrata un’altra dose non radioattiva. In questo modo gli esperti controllano la reazione del fegato.
La terapia
La terapia per l’anemia megaloblastica consiste nella somministrazione di vitamina B12 e folati, che possono essere utilizzati singolarmente o in associazione, in base al tipo di carenza a cui si è soggetti.
Ci sono a disposizione degli integratori o delle iniezioni di vitamina B12, che vengono effettuate mensilmente. Si possono acquistare anche degli appositi preparati, che possono essere assunti attraverso il naso.
E’ importante comunque portare avanti una dieta adeguata, ricordandosi di dare ampio spazio in particolare alle verdure a foglia verde, ai frutti di mare, al fegato, al pesce, al formaggio e alle uova.