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Alzheimer: sintomi, cause e cure

Il morbo di Alzheimer è una delle forme di demenza più comuni e invalidanti: ecco quali sono i suoi sintomi, le cause e le terapie attualmente conosciute.

  • diGiulia Sbaffi
  • 2 Ottobre 2021
Alzheimer
Foto Unsplash | Danie Franco

Alzheimer: quali i sintomi, le cause e le cure? Si tratta della forma di demenza senile più comune, una malattia che progressivamente e in forma irreversibile distrugge la memoria e le capacità cognitive, condizionando le attività della vita quotidiana. Nella maggior parte dei casi i sintomi dell’Alzheimer compaiono dopo i 60 anni di età, sebbene ne esista una forma precoce. Al suo esordio, la malattia viene spesso sottovalutata, ma nel corso del tempo, nelle varie fasi della patologia, il soggetto manifesta difficoltà di linguaggio e di memoria sempre più evidenti, con l’impossibilità di svolgere le normali attività quotidiane.

Indice dei contenuti:
  1. Cos’è l’Alzheimer
  2. Cause dell’Alzheimer
  3. Sintomi dell’Alzheimer
  4. Fattori di rischio
  5. Come prevenire il morbo
    1. L’importanza della diagnosi precoce
  6. Trattamenti e complicazioni
    1. Terapie non farmacologiche
    2. Il supporto
    3. Le complicazioni

Cos’è l’Alzheimer

Il morbo di Alzheimer è una patologia degenerativa che coinvolge il sistema nervoso centrale, e che progredisce in maniera inevitabile con il trascorrere del tempo. È classificato come una forma di demenza, termine con il quale ci si riferisce alla perdita della memoria e, in generale, delle abilità intellettive sino ad interferire in maniera grave con la vita quotidiana. L’Alzheimer ne rappresenta la forma più comune, essendo responsabile tra il 50% e l’80% dei casi di demenza. La malattia insorge solitamente in età avanzata, ma un 5% dei pazienti sviluppa i sintomi in maniera precoce, tra i 40 e i 60 anni.

Cause dell’Alzheimer

Gli scienziati non hanno ancora trovato delle cause ben precise che possano spiegare il morbo di Alzheimer. Si tratta di un processo degenerativo che inizia con lo sviluppo di ammassi nella corteccia entorinale, una zona profonda del cervello, e di placche in altre aree. Questo provoca una perdita di efficienza dei neuroni, che con il passare del tempo non comunicano più tra di loro e muoiono. Il processo a poco a poco si diffonde nell’ippocampo, l’area del cervello fondamentale per la memoria. Il tessuto cerebrale nel corso del tempo perde la sua estensione e si riduce in modo significativo. Nello stadio finale della malattia i danni sono diffusi in tutte le aree del cervello.

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Sicuramente alla base della patologia possono esserci cause ambientali e che coinvolgono lo stile di vita. Si tratta, quindi, di situazioni diverse da paziente a paziente. Gli studiosi sono al lavoro costantemente per analizzare tutte le caratteristiche dello sviluppo della malattia e per capire perché il morbo di Alzheimer si manifesta quasi esclusivamente negli anziani.

Sintomi dell’Alzheimer

Il morbo di Alzheimer si manifesta con un’ampia gamma di sintomi, che in una fase iniziale molto spesso vengono sottovalutati. I primi problemi ad insorgere sono solitamente disturbi della memoria. Il soggetto ha la tendenza a perdere l’orientamento, a ripetere delle frasi e impiega più tempo nello svolgimento di alcune attività. I pazienti affetti da Alzheimer inizialmente hanno una diminuzione della capacità di concentrazione e della motivazione a continuare un’attività, riscontrano problemi di organizzazione e di pensiero logico, perdono confidenza con il denaro e si perdono facilmente anche in luoghi che conoscono bene. I soggetti sono maggiormente irritabili e preferiscono non prendere molte decisioni.

Nella seconda fase della patologia i sintomi coinvolgono il ragionamento, il pensiero e il linguaggio. I soggetti confondono l’identità delle persone, anche i familiari, si preoccupano per l’aspetto fisico, ripetono continuamente delle frasi o dei movimenti, non riescono a portare a termine delle attività e potrebbero comportarsi in modo inadeguato, con azioni di minaccia nei confronti degli altri. In alcuni casi si potrebbero riscontrare anche allucinazioni uditive o visive.

L’ultima fase della malattia è molto grave: il tessuto del cervello ha diminuito le sue dimensioni e compaiono dei sintomi molto preoccupanti. I pazienti devono essere costantemente seguiti da altre persone, perché non riconoscono i familiari, pronunciano frasi senza significato, perdono il controllo della vescica, dimenticano le azioni da compiere per camminare e possono avere delle convulsioni.

Fattori di rischio

Sebbene non siano ancora note le cause dell’Alzheimer, gli scienziati hanno individuato alcuni fattori di rischio ai quali prestare attenzione. Il primo è senza dubbio l’età: il morbo tende infatti a colpire soggetti di oltre 60 anni, sebbene vi sia una forma di malattia precoce. I fattori genetici influiscono in maniera determinante in alcune persone affette dal morbo di Alzheimer. I ricercatori hanno identificato diverse varianti geniche che aumentano il rischio di sviluppare la patologia. Anche l’ereditarietà gioca un ruolo fondamentale: chi ha un membro della famiglia malato di Alzheimer ha più probabilità di sviluppare lo stesso morbo.

Alcune patologie rappresentano un fattore di rischio per questa forma di demenza. In particolare, tutte le malattie che coinvolgono il cuore: la salute di questo organo è strettamente legata a quella del cervello, quindi bisogna prestare attenzione all’obesità, al diabete, al colesterolo alto e all’ipertensione. Una precedente lesione traumatica cerebrale (come quelle causate da incidenti automobilistici) può aumentare le probabilità di insorgenza del morbo di Alzheimer.

Come prevenire il morbo

Lo stile di vita ha un ruolo fondamentale nell’insorgenza della malattia, quindi alcune sane abitudini possono prevenirne lo sviluppo. Svolgere regolare attività fisica, seguire una dieta sana ed equilibrata e prendersi cura della propria mente impegnandosi in attività cognitive (come leggere un libro o fare dei cruciverba) aiutano a migliorare la salute del cervello. È inoltre importante smettere di fumare e proteggere il cuore, tenendo quindi sotto controllo un eccessivo aumento di peso o l’ipertensione. Diversi studi hanno infine dimostrato che tenersi impegnati in attività sociali e ricreative migliora la qualità della vita e riduce il rischio di sviluppare qualsiasi forma di demenza.

L’importanza della diagnosi precoce

Esistono diversi metodi per diagnosticare il morbo di Alzheimer e per stabilire se una persona con problemi di memoria possa soffrire di questa malattia. Inizialmente il medico vorrà conoscere delle informazioni sullo stato di salute del soggetto e su eventuali altre malattie. Potrebbero poi essere utili dei test che mettono alla prova la memoria e l’attenzione. Altri esami consistono nelle analisi del sangue o del midollo spinale, nella tomografia computerizzata e nella risonanza magnetica. Il processo degenerativo dovuto alla malattia non può essere fermato, ma una diagnosi precoce è fondamentale per ritardare la comparsa di alcuni sintomi. La corretta funzionalità del cervello può essere conservata per diversi mesi e i familiari del paziente possono avere più tempo a disposizione per creare un sistema di supporto e di assistenza.

Trattamenti e complicazioni

Non esiste una cura specifica per la malattia, che causa il peggioramento progressivo e inarrestabile delle condizioni di salute del paziente. Esistono, però, delle terapie specifiche con l’obiettivo di influire sulla gestione del comportamento e sulle capacità mentali del soggetto. Vengono spesso utilizzati dei farmaci, come il donepezil, la rivastigmina e la galantamina, che, regolando le sostanze chimiche responsabile della trasmissione dei messaggi tra i neuroni, possono favorire un miglioramento della memoria e del pensiero. La ricerca è costantemente impegnata nello studiare nuove molecole che possano aiutare i malati di Alzheimer.

Terapie non farmacologiche

Nei soggetti con un livello cognitivo di grado lieve o moderato è molto diffusa la terapia ROT (terapia di orientamento alla realtà). Può essere utile per ridurre la tendenza all’isolamento del paziente affetto da morbo di Alzheimer. Questa metodologia è stata ideata da Folsom nel 1958 e successivamente è stata ripresa da altri studiosi come una vera e propria tecnica di riabilitazione. L’obiettivo di questa terapia consiste nel rendere partecipe il paziente alle relazioni sociali e all’ambiente, favorendo l’orientamento nel tempo, nello spazio e rispetto a se stessi tramite stimolazioni visive, verbali, scritte e musicali.

Il supporto

L’ambiente di vita in cui si trova il paziente affetto da morbo di Alzheimer dovrebbe fornire sicurezza e una sensazione di stabilità. Al soggetto dovrebbero essere costantemente ricordate le fondamentali regole di sicurezza e nell’abitazione non dovrebbero essere presenti chiavi o altri strumenti che potrebbero creare una situazione di disagio. Non bisognerebbe apportare dei cambiamenti notevoli nell’abitazione, come, ad esempio, dipingere le pareti, per evitare di togliere al paziente la familiarità del luogo in cui si trova. Inoltre il soggetto dovrebbe trascorrere le giornate con dei ritmi regolari per quanto riguarda i pasti o il sonno. È necessaria un’assistenza adeguata, svolta da persone che sappiano bene come effettuare un’attività di supporto.

Le complicazioni

Con il progredire della malattia, il paziente non è più autosufficiente e subentrano facilmente delle complicazioni. Le più comuni sono la malnutrizione e la disidratazione, dovute alla difficoltà di deglutizione e all’incapacità di provvedere alle proprie esigenze in maniera autonoma. Possono inoltre verificarsi problemi di costipazione o diarrea, polmoniti da inalazione, fratture e piaghe da decubito. È perciò fondamentale attivare il prima possibile una rete di supporto che permetta al malato di essere accudito con costanza nei suoi bisogni primari.

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Giulia Sbaffi

Web editor, amante della lettura e degli animali e appassionata di benessere. Nata e cresciuta nelle Marche ma espatriata in Piemonte, vivo con i miei 3 gatti (e un marito) e scrivo di salute.

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