Morbo di Alzheimer: quali sono i sintomi, le cause e le cure giuste?
Questa è la forma di demenza senile più comune e degenerativa. Una malattia che progressivamente e in forma irreversibile distrugge la memoria e le capacità cognitive, condizionando le attività quotidiane.
Nella maggior parte dei casi i sintomi dell’Alzheimer compaiono dopo i 60 anni di età, sebbene esista, purtroppo, anche una forma precoce. Al suo esordio, la malattia viene spesso sottovalutata, ma nel corso del tempo in paziente inizia a manifestare difficoltà di linguaggio e vuoti di memoria sempre più evidenti.
Tutto quello che c'è da sapere sull'Alzheimer
Cos’è il morbo di Alzheimer
Il morbo di Alzheimer è una patologia degenerativa che coinvolge il sistema nervoso centrale, e che progredisce in maniera inevitabile con il trascorrere del tempo.
È classificato come una forma di demenza, termine con il quale ci si riferisce alla perdita della memoria e, in generale, delle abilità intellettive sino ad interferire in maniera grave con la vita quotidiana.
L’Alzheimer colpisce tra il 50% e l’80% dei casi totali di demenza. La malattia insorge solitamente in età avanzata, oltre i 60 anni, ma un 5% dei pazienti sviluppa i sintomi in maniera precoce, tra i 40 e i 60 anni.
Quali sono le cause del morbo di Alzheimer
Gli scienziati non hanno ancora trovato delle cause ben precise che possano spiegare perché si viene colpiti dal morbo di Alzheimer.
Si tratta di un processo degenerativo che inizia con lo sviluppo di ammassi nella corteccia entorinale (un ponte con l’ippocampo) e di placche in altre aree.
Questo provoca una perdita di efficienza dei neuroni, che con il passare del tempo non riescono più a comunicare tra di loro e muoiono. Il processo a poco a poco si diffonde nell’ippocampo, l’area del cervello fondamentale per la memoria.
Il tessuto cerebrale nel corso del tempo perde la sua estensione e si riduce in modo significativo. Nello stadio finale della malattia i danni sono diffusi in tutte le aree del cervello.
Sicuramente alla base della patologia possono esserci cause ambientali e che coinvolgono lo stile di vita, ma anche altri fattori come:
- età avanzata;
- ipertensione;
- ipercolesterolemia;
- calcificazioni vascolari;
- diabete mellito;
- depressione;
- fumo;
- ereditarietà.
Ecco i sintomi del morbo di Alzheimer
Il morbo di Alzheimer si manifesta con un’ampia gamma di sintomi, che in una fase iniziale molto spesso vengono sottovalutati.
I sintomi del morbo di Alzheimer nella prima fase
I primi problemi ad insorgere sono solitamente disturbi della memoria.
Il soggetto ha la tendenza a perdere l’orientamento, a ripetere delle frasi e impiega più tempo nello svolgimento di alcune attività.
I pazienti affetti da Alzheimer inizialmente hanno una diminuzione della capacità di concentrazione e della motivazione a continuare un’attività, riscontrano problemi di organizzazione e di pensiero logico, perdono confidenza con il denaro e perdono la capacità di orientarsi nello spazio.
I sintomi del morbo di Alzheimer nella seconda fase
Nella seconda fase della patologia i sintomi iniziano a coinvolgere il ragionamento, il pensiero e il linguaggio. I pazienti iniziano a confondere le identità dei loro cari, ripetono continuamente delle frasi o dei movimenti, non riescono a portare a termine delle attività e potrebbero comportarsi in modo inadeguato.
In alcuni casi i pazienti potrebbero riscontrare anche allucinazioni uditive o visive.
I sintomi del morbo di Alzheimer nella fase finale
L’ultima fase della malattia è molto grave: il tessuto del cervello ha ormai diminuito le sue dimensioni e compaiono dei sintomi molto preoccupanti.
I pazienti devono essere costantemente seguiti da altre persone, perché non riconoscono i familiari, pronunciano frasi senza senso, perdono il controllo della vescica, dimenticano le azioni da compiere per camminare e possono avere delle convulsioni.
Ecco quali sono i fattori di rischio dell’Alzheimer
Sebbene non siano ancora note le cause dell’Alzheimer, gli scienziati hanno individuato alcuni fattori di rischio ai quali prestare attenzione.
- Il primo è senza dubbio l’età: il morbo tende infatti a colpire soggetti di oltre 60 anni, sebbene vi sia una forma di malattia precoce;
- Il secondo è l’ereditarietà e la genetica. I fattori genetici influiscono in maniera determinante in alcune persone affette dal morbo di Alzheimer. I ricercatori hanno identificato diverse varianti geniche che aumentano il rischio di sviluppare la patologia. Anche l’ereditarietà gioca un ruolo fondamentale: chi ha un membro della famiglia malato di Alzheimer ha più probabilità di sviluppare lo stesso morbo;
- Il terzo è la presenza di alcune patologie pregresse: cardiopatie, obesità, diabete, colesterolo alto e ipertensione. Anche una precedente lesione traumatica cerebrale (come quelle causate da incidenti automobilistici) può aumentare le probabilità di insorgenza del morbo di Alzheimer.
Come prevenire il morbo di Alzheimer
Lo stile di vita gioca un ruolo fondamentale nel prevenire l’insorgenza della malattia. In particolare:
- svolgere regolare attività fisica;
- seguire una dieta sana ed equilibrata;
- impegnarsi in attività cognitive (come leggere un libro o fare dei cruciverba);
- smettere di fumare;
- tenere sotto controllo l’aumento di peso;
- tenere sotto controllo l’ipertensione.
Diversi studi hanno infine dimostrato che tenersi impegnati in attività sociali e ricreative migliora la qualità della vita e riduce il rischio di sviluppare qualsiasi forma di demenza.
Come si tratta il morbo di Alzheimer
Non esiste una cura definitiva per la malattia. Il peggioramento progressivo è inarrestabile, purtroppo.
Esistono, però, delle terapie specifiche che influiscono positivamente sulla gestione del comportamento e sulle capacità mentali del soggetto. Vengono spesso utilizzati questi principi attivi:
- donepezil;
- rivastigmina;
- galantamina.
Questi farmaci regolano le sostanze chimiche responsabili della trasmissione dei messaggi tra i neuroni e possono favorire un miglioramento della memoria e del pensiero. La ricerca è costantemente impegnata nello studiare nuove molecole che possano aiutare i malati di Alzheimer.
Nei soggetti con un livello cognitivo di grado lieve o moderato è molto diffusa la terapia ROT (terapia di orientamento alla realtà).
Può essere utile per ridurre la tendenza all’isolamento del paziente affetto da morbo di Alzheimer. Questa metodologia è stata ideata da Folsom nel 1958 e successivamente è stata ripresa da altri studiosi come una vera e propria tecnica di riabilitazione.
L’obiettivo di questa terapia non farmacologica consiste nel rendere partecipe il paziente alle relazioni sociali e all’ambiente, favorendo l’orientamento nel tempo, nello spazio e rispetto a se stessi, tramite stimolazioni visive, verbali, scritte e musicali.