Ictus, Alzheimer e problemi del sonno. In questi mesi, a causa del Coronavirus, sono peggiorate e aumentate le patologie neurologiche.
L’ictus colpisce circa 800mila pazienti che hanno subito, a causa della malattia, conseguenze invalidanti. Questa malattia, ogni anno, registra 150mila nuovi casi. Inoltre, nel 2020, l’incidenza maggiore e più grave ha riguardato proprio i pazienti affetti da Coronavirus.
Se parliamo invece Alzheimer, sono circa 1.200.000 le persone con demenza che vengono poi colpite da questa malattia. Il lockdown di quest’anno, però, ha portato all’aggravarsi dei sintomi e, conseguentemente, al decadimento cognitivo.
Quest’anno sono raddoppiati i disturbi del sonno
A tutto questo si aggiunge anche un aumento notevole dei disturbi legati al sonno. Questa problematica riguarda in media 12 milioni di italiani. Durante la pandemia, però, il numero è raddoppiato ed è arrivato a circa 24 milioni.
Il 51esimo Congresso e la neurologia 3.0
“In considerazione di questi numeri, aggravati proprio dalla pandemia in corso la sfida della neurologia italiana per il futuro si presenta davvero impegnativa e sarà necessario uno sforzo comune per mantenere i livelli scientifici e migliorarne quelli assistenziali” ha detto Gioacchino Tedeschi, presidente Sin e direttore della Clinica neurologica e neurofisiopatologica dell’Università “Luigi Vanvitelli” di Napoli.
Dal 28 al 30 novembre si terrà la 51esima edizione del Congresso nazionale della Società italiana di neurologia. Questo evento avrà al suo centro proprio queste tematiche.
Al centro del Congresso, che coinvolgerà 2.500 specialisti, ci sarà anche la neurologia digitale. “Possiamo affermare con certezza che siamo ormai entranti nella fase Neurologica 3.0: la nostra attenzione nell’assistenza ai pazienti, le nostre idee per la ricerca scientifica, i nostri sforzi per insegnare ai più giovani come essere sempre all’altezza di affrontare sintomi e segni di una malattia neurologica, non posso prescindere dall’era digitale in cui viviamo” ha detto Todeschi.
Gli anziani ansiosi rischiano di sviluppare l’Alzheimer più facilmente
Parlando di Alzheimer, secondo i lavori degli scienziati della Medical University of South Carolina, riportati da Medical Xpress, le persone anziane con un elevato livello di ansia sarebbero più a rischio nello sviluppare l’Alzheimer.
I medici hanno monitorato il cervello dei pazienti coinvolti e si sono concentrati, in particolare, sulle due aree responsabili della formazione dei ricordi: l’ippocampo e la corteccia entorinale.
A questo studio hanno partecipato 339 soggetti. L’età media era di 72 anni e tutti avevano una diagnosi di “lieve deterioramento cognitivo”. Secondo quanto riportato, diversi anni dopo 72 volontari hanno sviluppato l’Alzheimer e 267 sono rimasti in condizioni stabili.
Jenny Ulber, coautrice dello studio, ha spiegato che nei pazienti con lieve deterioramento cognitivo e sintomi di ansia “la malattia è stata sviluppata più rapidamente rispetto alle persone senza ansia”. Questo, ha spiegato la ricercatrice, “indipendentemente dal fatto che avessero un fattore di rischio genetico per la malattia o la perdita di volume cerebrale”.
I risultati dello studio, secondo gli scienziati, potrebbero essere fondamentali per migliorare lo screening e il trattamento dei soggetti a rischio.