Allarme OCSE: il tabagismo è la seconda causa di morte in Europa

Nonostante i progressi degli ultimi decenni, il tabagismo causa ogni anno circa 700mila morti premature

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Foto Getty Images | Christopher Furlong

Il tabagismo rappresenta la seconda causa di morte nell’Unione Europa, provocando il decesso di 700mila persone ogni anno. A lanciare l’allarme è l’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, con un rapporto presentato a Parigi. Dall’analisi dell’Ocse emerge chiaramente un fatto: “il consumo di tabacco resta il principale fattore di rischio comportamentale per la salute“, nonostante i progressi degli ultimi decenni nella riduzione dell’abitudine a fumare.

L’alcolismo causa fino a 290mila decessi all’anno

Dietro il tabagismo, tra le principali cause di morte in Europa si colloca la dipendenza da alcolici che “contribuisce a circa 255mila-290mila decessi annuali in Ue“. Il rapporto, dal titolo “Health at a Glance 2020“, evidenzia che le “politiche di controllo dell’alcol hanno ridotto il consumo globale di bevande alcoliche in numerosi Paesi nel corso degli ultimi dieci anni“. Nonostante le politiche di sensibilizzazione, il forte consumo di alcool resta problematico. Un terzo degli adulti presentano almeno un episodio di consumo intenso nel corso dell’ultimo mese e “oltre un quinto degli adolescenti di 15 anni dichiara di essere stati in stato di ebbrezza più di una volta nella vita“.

L’inquinamento atmosferico

Tra le principali cause di morte in Europa compare anche l’inquinamento atmosferico, con importanti ripercussioni sulla salute e sul benessere della popolazione europea. Dal rapporto annuale dell’Ocse si evince che tra le 168mila e le 346mila morti premature nei Paesi dell’Unione europea sono da attribuire all’inquinamento atmosferico “dovuto unicamente alle polveri sottili“.

Benché la qualità dell’aria sia migliorata nella maggior parte dei Paesi europei nel corso dei due ultimi decenni, “i livelli di inquinamento – si legge nel rapporto dell’Ocse – restano superiori alle linee direttrici dell’Oms in gran parte dei Paesi, in particolare, nelle grandi città“. Un fenomeno che ha gravissime conseguenze sulla salute della popolazione e sulla mortalità.

Morti 476mila neonati nel mondo nel 2019

L’inquinamento atmosferico ha ucciso 476mila neonati nel 2019. Le regioni più toccate sono l’India e l’Africa subsahariana. Sono questi i dati allarmanti emersi recentemente da un altro studio, lo “State of Global Air 2020”, secondo cui la maggior parte delle morti è avvenuta a causa dei fumi provenienti dai combustibili utilizzati per cucinare.

Da anni gli studiosi ci mettono in guardia sull’impatto che l’inquinamento atmosferico può avere sulla salute degli anziani e delle persone con patologie. Ma soltanto adesso si inizia a capire quanto l’inquinamento atmosferico può incidere sulla morte neonatale nel mondo e, soprattutto, nelle aree più povere, come India e Africa subsahariana.