Articolo aggiornato il 27 Marzo 2009
Oggi parliamo di polenta e regime alimentare, secondo le nuove linee guida del Ministero della Salute è molto importante cercare di valorizzare e di selezionare il cibo che si mangia anche scegliendo la certificazione locale, puntando cioè a prodotti che sono tipici regionali o nazionali e che possono essere curati con una attenzione maggiore non solo alle qualità del gusto ma anche alle qualità di filiera. Sempre più spesso infatti da parte dei consumatori c’è una richiesta alta e un bisogno concreto di scelte che siano salutari e che facciano bene.
La polenta è uno di quei piatti che si distingue proprio per la sua caratteristica locale, per la sua regionalità, che fa sì che in ogni regione ci siano uno o più tipi di polenta e di farina per polenta molto diversi tra loro. Essa ha una grande versatilità gastronomica: può essere prodotta con le più svariate farine, dal tipico mais all’orzo, dal farro al miglio, dal segale alle fave, dalle castagne e in passato anche dalle ghiande.
Si tramanda nella tradizione alimentare delle Ande che la polenta fosse cucinata anche in America latina, condita con le tipiche salse che si usano al ristorante ora definito messicano o mangiata con i legumi come i piselli, i fagioli e la carne o i formaggi.
La polenta è stata sicuramente portata in Europa da Cristoforo Colombo da cui la sua diffusione in tutta Italia e specialmente nel Veneto, dove è conosciuto il tipico piatto di “Polenta e Osei”. I latini usavano il farro per la produzione tipica della farina per polenta, nel piatto erano cucinate le uova con il formaggio e un pò di miele per aromatizzare.
La polenta, ricca di vitamina PP, dal punto di vista alimentare è un cibo che permette di realizzare un piatto unico completo con poche semplici mosse: il suo apporto calorico è di circa 350 Kcla per 100 grammi. La sua capacità nutrizionale dipende di più da quello che la accompagna, similmente al pane può essere usata per piatti a base di formaggi, di carni o di verdure.
La polenta originale viene fatta usando 1 kg di farina gialla di mais cotta in 4 litri di acqua, a fine cottura la polenta rapprende, a seconda del gusto si può optare per una polenta molle, adatta a certi piatti alpini o una polenta più dura da accompagnamento alle verdure e ai formaggi, spesso viene usata con carni di selvaggina o con prodotti tipici in quanto, a differenza del pane, la polenta ne accenta il gusto e li valorizza, anche grazie al suo allegro colore giallo intenso.
I nomi con sui si identifica la polenta sono dei più vari: si tratta della tipica pulenta cumudada, che si accomoda con il burro fuso e il formaggio, messa in forno per essere servita con la crosta croccante; la polenta e latte, messa nel latte freddo; la polenta taragna che mescola al mais il grano saraceno e viene cotta con il formaggio magro, e così via di regione in regione.
Fonte: www.agricolturaitaliana.gov.it