Articolo aggiornato il 25 Gennaio 2010
Il grosso limite delle diete? Per quanto personalizzate sono predisposte in maniera generica un po’ per tutti, se consideriamo le diverse individualità di ogni singola persona, anche nei confronti delle malattie, capiamo bene che perché una dieta possa funzionare al meglio dovrebbe essere confezionata per il singolo come un sarto fa con un vestito da fare indossare al proprio cliente; invece in dietologia così non è.
Tuttavia questa consuetudine è destinata a cambiare, da quando ricercatori dell’Area Science Park di Trieste avrebbero trovato il modo di personalizzare le diete a seconda del metabolismo individuale che tenga conto dei tempi di assimilazione del cibo, di eventuali intolleranze alimentari, delle calorie “bruciate” dall’individuo; per far ciò gli studiosi si sarebbero valsi della genetica.
“La nutrigenetica è una nuova e affascinante disciplina della genetica che studia come ognuno di noi, in base al proprio DNA, risponde in maniera diversa agli alimenti“ ha spiegato Paolo Gasparini, genetista dell’ospedale Burlo Garofalo di Trieste e referente scientifico del progetto.
Il sistema utilizzato da tali studiosi si chiama G-Diet ed è un kit che dopo aver studiato i geni che entrano nel metabolismo dei grassi, degli zuccheri e che tengono conto dell’attività fisica della persona, analizzando o escludendo eventuali intolleranze alimentari, elabora tutta la serie di notizie che costituiranno la base della dieta super-personalizzata.
“Questa è una dieta per star bene, non nasce come una dieta dimagrante” puntualizza Gasparini. G-diet non promette miracoli come dimagrimenti record in tempi brevi, ma se qualcuno decide di seguirla, in tempi ragionevoli può pensare di migliorare la sua forma con risultati duraturi. G-diet, andando incontro ai gusti dell’individuo, è anche pensata per essere “palatabile” e perciò meno gravosa da seguire.