Sono 128 i comuni italiani (in Lombardia, Trentino Alto Adige, Tosca, Umbria e Lazio), nei quali è stato registrato il rischio di contaminazione dell’acqua con arsenico: l’acqua che scende dal rubinetto in queste località, infatti, supera ampiamente i livelli di guardia di questa nota sostanza velenosa.
Secondo la legge europea del 2003, per essere considerata potabile, l’acqua per il consumo domestico non deve superare un contenuto di arsenico, presente in natura, di 10 microgrammi: nei Comuni interessati, invece, i livelli arrivano anche a 30-50 microgrammi. La Commissione Europea è giunta, quindi, alla decisione di non dare ulteriori deroghe alle amministrazioni che non sono state finora in grado di rendere l’acqua per uso domestico non inquinata.
Una decisione che si può facilmente spiegare e condividere: l’assunzione di così alti livelli di arsenico è un vero e proprio pericolo per la salute, un forma vera e propria di avvelenamento. “L’arsenico è uno degli elementi più tossici conosciuti” mette in guardia il dottor Umberto Solimene, Direttore della Scuola di Specializzazione in Idrologia Medica e Medicina Termale dell’Università di Milano attraverso il portale Osservatorio Istituzioni.
Quali possono essere le conseguenze dell’assunzione continua di acqua all’arsenico? “L’assunzione prolungata e permanente di acque con alto tenore di arsenico (superiore ai 10 microgrammi) può portare ad una serie di notevoli disturbi cutanei, gastrointestinali, nervosi, sino a forme di paralisi, e tumori” spiega l’esperto. Rischi di questo genere non si corrono, invece, con il consumo di acqua con arsenico entro i valori soglia. Nell’attesa di trovare una soluzione, sarà probabilmente meglio ricorrere, nei comuni inquinati, all’acqua in bottiglia.